Dal 7 giugno al 18 Luglio 2018
all’Accademia dei Georgofili (Firenze)
Orario: da lunedì a venerdì, ore 15.00-18.00
Uomo-natura: un rapporto che da sempre ha stimolato pensieri, speculazioni, sentimenti in tutti i tempi e in tutte le culture dell’uomo.
Pensieri, speculazioni, sentimenti non sempre lineari ma anzi spesso divisi, almeno in Occidente, fra conflittualità e armonia. Mai però piatti, banali, grigi. Segno evidente di grande forza e vitalità di un rapporto rimasto nel tempo ricco di stimoli.
L’arte indubbiamente è stata, e continua ad essere, interprete autorevole di un pensiero. Attraverso di essa è possibile leggere riferimenti e percorsi interpretativi nei modi più chiari e potenti per chi abbia voglia di vedere ed ascoltare.
In un tempo, quale è il nostro, nel quale la città ha assunto strutture e dimensioni che paiono negare ogni rapporto con il mondo naturale, che riflette una antica problematicità spinta non di rado fino al limite della contrapposizione, assume particolare interesse il confronto fra culture figurative diverse, quella cinese e quella italiana, attraverso le quali è possibile seguire la fascinazione delle immagini nell’interpretare le profondità di quel rapporto.
Grande è l’attenzione che l’Occidente riserva, ormai da qualche anno, agli artisti contemporanei cinesi. Ne è testimonianza, anche in tempi recenti, lo spazio importante che proprio Firenze ha riservato ad uno degli artisti cinesi contemporanei fra i più rappresentativi come Ai Weiwei.
In questo clima di generale curiosità pare che nessuno, o pochi, voglia domandarsi se e in che misura quegli artisti, così vicini nei modi e nelle cifre stilistiche alle avanguardie occidentali, abbiano in se un sentire più propriamente cinese. Oppure se, accanto a quel tipo di ricerca estetica che potremmo definire globalizzata, dovuta ai maggiori scambi fra i popoli nell’ultimo secolo, si affianchino modi, stili e sentimenti che più direttamente attingano alla cultura iconica millenaria della Cina. Specchiando in questo senso la persistenza attiva nel contemporaneo della cultura rinascimentale, che proprio a Firenze ha un nucleo potente di irradiamento.
La mostra “tra Cielo e Terra” propone delle ipotesi intorno a quella domanda, presentando nella sede importante dell’Accademia dei Georgofili cinque maestri che nel contemporaneo portano avanti con esiti eccellenti la pittura cinese eseguita a pennello su carta di riso.
Domanda tanto più stringente in un momento come questo nel quale, fra mille incertezze e perplessità, i popoli avvertono come necessario un riconoscimento identitario del proprio Paese tale da aiutare la lettura del presente, un volgere lo sguardo in modo nuovo e interessato alla propria storia e alla propria cultura, che di quella storia è efficace rappresentazione. E, paradossalmente, questa diventa più chiara e leggibile proprio nel confronto sia diretto che ideale, dove similitudini e differenze appaiono più evidenti.
Così nell’ammirare i modi tecnici e rappresentativi cinesi, possiamo meglio comprendere le nostre immagini e, allo stesso tempo, intuire nella diversità ciò che sentiamo di apprezzare nei formati, nella composizione e nelle pennellate delle opere dei cinque artisti presenti in mostra.
Nei monocromo colpisce la sapiente disposizione delle diverse intensità dell’inchiostro, così da valorizzare sia il formato del foglio che i piani di profondità, pieni di vibrazioni luminose e d’atmosfera, che però sembrano svilupparsi in verticale secondo modi della cultura cinese, che nella Firenze della prospettiva lineare appaiono inconsueti. Lo stesso possiamo dire nei tagli compositivi, dove l’assenza dell’orizzonte, ad esempio, fa percepire un punto di vista dall’alto di uno specchio d’acqua, sul quale sono inquadrate coppie di uccelli acquatici, incorniciati da snelli arbusti e ondeggianti cespugli.
L’artista riesce così a farci percepire l’incanto, i moti sentimentali davanti allo spettacolo della natura evitando il tentativo tutto occidentale di sguardo oggettivo, di comprensione razionale e di ordine cui cercheranno di sfuggire i Romantici, con però un eccessivo riversarsi di emotività nelle loro descrizioni della natura, facendoci comprendere che per loro essa è lo specchio dell’animo umano. Interpretazione tutta diversa da quella cinese, la quale pare non desideri piegare, conformare la natura all’uomo ma semplicemente farsene attraversare.
Così, infine, i formidabili lunghi formati orizzontali danno davvero pieno significato allo stare dell’uomo nel mondo: una striscia continua e segmentata, sospesa tra cielo e terra.
Riccardo Farinelli
AA associazione di arte e cultura contemporanea Cina e Italia
via Lambertesca, 14 – Firenze
tel. 0552399585
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